mercoledì 9 dicembre 2009

Bimbo rapito riappare su Facebook "Ho 22 anni, cerco la mia famiglia"






ROMA - Un bambino rapito e creduto morto riappare su Facebook 22 anni dopo.
"Sono Alex cerco la mia famiglia. Cerco mia madre", scrive in Rete.
Poche parole a raccontare un dramma che gli ha stravolto la vita, cambiato il nome, segnato l'esistenza.

È la storia di Alex Anfuso, scomparso il 17 marzo del 1987 da Villanova di Guidonia mentre la madre era chiusa in carcere, e della sua voglia di ritrovarla. Un desiderio più forte della lontananza, della paura, di una lingua infantile persa, di un continente abbandonato e di una nuova vita alle porte del Cairo col nome di Aly Mohammed. Una storia segnata da miseria e abbandono, venuta alla luce grazie alla costanza del ragazzino, giornalisti curiosi e alla trasmissione "Chi l'ha visto".

Un mistero svelato, un bambino ritrovato mentre in Italia alla polizia risultano ancora scomparsi 1065 minori e altri 240 sono ostaggio di genitori di diversa nazionalità che se li disputano. È il dramma di un figlio conteso e di un padre rapitore, la vicenda di un giovane che oggi fatica a ritrovare un'esistenza normale perché ha due nomi ma non un certificato di nascita.

È il 1987. Alex ha cinque anni. È un bellissimo bambino dalla pelle d'ambra e gli occhi scuri, dal sorriso luminoso.
La mamma Silvana Anfuso, ragazza etiope di origine italiana, da gennaio è rinchiusa a Rebibbia per una storia di droga. Spaccio di stupefacenti, dicono gli inquirenti. Lo ha lasciato ad un'amica, ma anche questa finisce in cella e da quel momento Alex va a vivere in casa del fratello dell'amica della madre che nelle settimane seguenti fa domanda al giudice dei minori per adottarlo. Pare che il magistrato si convinca almeno ad affidarglielo, ma pochi giorni dopo questo incontro Alex esce per andare a giocare in strada con gli amici e scompare nel nulla.
Si pensa ad una vendetta per storie di spaccio, ad un maniaco, a storie di pedofili e la paura cresce nel quartiere, racconta Daniele Mastrogiacomo nei reportages dell'epoca su Repubblica. Ma le indagini non portano ad una pista, ad un nome, non c'è un padre ufficialmente separato da inseguire, il piccolo è stato riconosciuto solo dalla madre, e così dopo settimane cala il silenzio.

Solo ora si scopre cosa è realmente accaduto.
A raccontarlo è lo stesso Aly Mohammed come lo chiamano tutti alle porte del Cairo da quasi vent'anni. "Un giorno venne un signore e mi disse: sono tuo padre verranno a prenderti, seguili". Senza la mamma, impaurito, Alex ubbidisce quando degli "amici" lo fanno salire su un'auto, gli tagliano i capelli, gli cambiano i vestiti e si imbarcano per un lungo viaggio attraverso l'Italia, il mediterraneo sino all'Africa, al Cairo. Dove c'è una signora dai capelli bianchi da chiamare nonna che lo cura, ma non lenisce il dolore per la madre perduta, per le certezze sgretolate. Giorno dopo giorno Aly dimentica l'italiano, impara l'arabo, cerca di adeguarsi ma una parte di sé non dimentica. Anzi, mano a mano che cresce i litigi col padre sono all'ordine del giorno. Gli ha rubato l'infanzia e la vita che aveva, gli ha tolto per sempre la madre e un destino ufficiale. Perché lui che è diplomato in informatica fa il commesso in un negozio ma nulla di più perché non ha documenti in regola in Egitto o per varcare di nuovo i confini in cerca della madre e di un nuovo futuro, non ha un atto di nascita.

Un giorno prova con Internet. A fatica recupera nella memoria di bambino cresciuto il suo vero nome. Cerca su Facebook tutti gli Anfuso, sperando di trovare parenti. Gli risponde Pino Anfuso telecineoperatore della sede Rai della Calabria, che non è parente ma convinto dal racconto del ragazzo, dai riscontri segnala la sua vicenda a "Chi l'ha visto" di Federica Sciarelli dove ieri Alex ha raccontato la sua storia senza lieto fine: sua madre è morta prima di poterlo riabbracciare.

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